La corsa al vaccino è iniziata da tempo. Le notizie sono confortanti e fanno ben sperare perché gli “esperti” sembra siano sulla buona strada. In prima linea, in questa corsa contro il tempo, le nostre “eccellenze italiane e regionali”
Eccellenze italiane e regionali in prima linea per la lotta contro il coronavirus. Lo ha confermato recentemente anche l’immunologo Anthony Fauci: con tutta probabilità avremo il vaccino nei primi mesi del 2021. Ed un ruolo importante in questa battaglia è proprio quella che sta giocando l’Italia.
Diverse delle nostre “eccellenze” di settore, infatti, sono al lavoro da tempo per trovare una via d’uscita che metta fine a questo incubo che sta caratterizzando il 2020.
Tra queste “eccellenze” annoveriamo l’Irbm di Pomezia, l’Istituto di malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma e lo stabilimento Catalent di Anagni che dovrebbe occuparsi dell’infialamento di circa 400 milioni di dosi appena avremo il tanto sospirato ok sul vaccino da parte degli esperti, sempre che la sperimentazione confermi l’esito del percorso avviato.
L’istituto di malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma
Inaugurato nel 1936 come presidio destinato alla prevenzione, diagnosi e cura delle malattie infettive, l’ospedale Lazzaro Spallanzani ha attraversato la storia del XX e XXI secolo nella battaglia alle malattie infettive. Dalla poliomielite negli anni ’30 alla terribile epidemia di colera nel 1970, e poi la salmonellosi, l’Epatite B e l’Aids di cui, dal 1980, l’ospedale è uno dei maggiori centri per l’assistenza, la cura e la ricerca.
Nel 1991 inizia la costruzione di un nuovo complesso ospedaliero, progettato in conformità ai più avanzati standard e con caratteristiche di isolamento delle patologie contagiose uniche nel Paese. Nel dicembre 1996, il Ministero della Sanità ha riconosciuto lo Spallanzani Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. Successivamente (2001-2003) il Ministero lo ha identificato quale polo nazionale di riferimento per il bioterrorismo e, in seguito, polo nazionale di riferimento per la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Da ricordare, nel 2015, l’avventura a lieto fine del medico italiano Fabrizio Pulvirenti, contagiato in Africa dal virus Ebola e salvato, dopo giorni di angoscia, proprio allo Spallanzani.
Nei terribili giorni dell’epidemia da Covid-19, l’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani ha certamente dato forza alla sua fama, mostrandosi centro di assoluta eccellenza nell’affrontare le quotidiane difficoltà. Solo 4 giorni dopo il ricovero della prima coppia di turisti cinesi positivi al coronavirus, il 2 febbraio l’istituto è salito alle cronache per avere isolato nel laboratorio di Virologia il coronavirus cinese. Un successo tutto al femminile ottenuto grazie alle ricercatrici Maria Rosaria Capobianchi, Francesca Colavita e Concetta Castilletti.Nel mese di aprile la coppia cinese, terminate le cure, è potuta tornare in Cina, decidendo di ringraziare con una donazione di 40 mila Euro i medici e i ricercatori dello Spallanzani per aver loro salvato la vita.
L’Istituto è in prima linea, grazie al costante lavoro del direttore generale dott.ssa Marta Branca, del direttore sanitario Francesco Vaia e del direttore scientifico Giuseppe Ippolito, nella ricerca di un vaccino. L’Istituto Spallanzani collabora con l’azienda biotech Reithera di Castel Romano, essendosi impegnata a gestire la sperimentazione sull’uomo, predisponendo per questo un’area dedicata.
L’IRBM di Pomezia
Abbiamo poi il candidato “antidoto” messo a punto dall‘Istituto Jenner dell’Università di Oxford in partnership con l’azienda italiana Irbm di Pomezia e con la multinazionale farmaceutica inglese AstraZeneca.
L’IRBM Science Park SpA è una società italiana, fondata nel 2009 a Pomezia, operante nel settore della biotecnologia molecolare, della scienza biomedicale e della chimica organica. Una delle maggiori aree di ricerca dell’Istituto è la scoperta di nuovi farmaci nelle aree terapeutiche della neurodegenerazione, dell’oncologia e delle malattie infettive e parassitarie. Nei laboratori dell’IRBM, i ricercatori della società partecipata Advent hanno messo a punto il vaccino italiano anti-ebola, il cui brevetto è stato acquistato nel 2013 dalla società britannica Gsk. “Ha indotto una forte risposta immunitaria e anticorpale fino al 56esimo giorno della sperimentazione in corso”, è stato riportato dalla rivista Lancet, dove sono stati pubblicati i risultati preliminari riferiti alla fase 1-2 di sperimentazione, attualmente in corso, che ha coinvolto 1.077 adulti sani. Saranno necessari ulteriori studi per capire se effettivamente il vaccino sua efficace.
Il presidente di Irbm Piero di Lorenzo ha parlato di ipotesi gennaio 2021 per vedere il vaccino in commercio in farmacia.
Catalent di Anagni
Lo stabilimento Catalent di Anagni, è stato visitato lo scorso 6 luglio dal ministro Roberto Speranza, che ha parlato di “eccellenze italiane al centro della sfida”. La Catalent di Anagni si occuperà infatti dell’infialamento di circa 400 milioni di dosi del vaccino.
Catalent vanta un’esperienza di oltre 85 anni nel settore. Per questo motivo, punta a portare i prodotti e più rapidamente sul mercato, migliorare la performance di prodotto e assicurare una fornitura clinica e commerciale affidabile su scala globale. Catalent impiega oltre 12 mila persone, tra cui circa 2.400 scienziati e tecnici, presso oltre 30 stabilimenti in cinque continenti. La sede di Catalent è a Somerset nel New Jersey.
Lo stabilimento di Anagni
Lo stabilimento di Anagni produce e confeziona medicinali cardiovascolari, antitumorali, metabolici e antinfiammatori, ma anche antibiotici non a base di penicillina, antivirali, analgesici iniettabili e biologici. Peraltro, si tratta di un impianto di produzione farmaceutica ubicato in un’area industriale a cento chilometri a sud-est di Roma. Inaugurato nel 1966, occupa circa 19.300 metri quadri su un’area di 34 ettari. Lo stabilimento di Anagni è quello della Bristol-Myers Squibb che ha concluso la cessione della struttura di produzione e confezionamento dei farmaci orali solidi, farmaci biologici e prodotti sterili di Anagni alla multinazionale americana.
Sul prossimo numero di Professione Dirigente, troverete anche una intervista con un manager di Catalent che ci spiegherà meglio tutto il processo in corso
Glicoproteina S, lo studio del Cnr
A questi processi di realizzazione del vaccino e studi su una cura efficace contro il Covid-19 aggiungiamo ora anche lo studio della glicoproteina S riportato dal Cnr che si rivela particolarmente interessante.
Tale ricerca è fondamentale per seguire e anticipare l’andamento del virus, per capire la relazione tra agente patogeno e organismo ospite, per capire i meccanismi molecolari e cellulari del virus e bloccarne la replicazione, per ideare e testare vaccini capaci di stimolare una risposta immunitaria efficace, durevole e sicura.
Oltre ai tradizionali metodi epistemologici di indagine, da qualche anno, si può fare affidamento su metodi di ricerca e sviluppo di vaccini basati sull’utilizzo di tecniche matematico-statistiche e computazionali.
Nello specifico, i ricercatori dell’Istituto delle applicazioni del calcolo del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Cnr-Iac), in collaborazione con il gruppo di bioinformatica dell’Università di Bangalore (India) e della Chicago Medical School di Chicago (Usa) hanno progettato al calcolatore un vaccino detto “multi-epitopo”. Lo studio è pubblicato su Scientific Reports di Nature.