Negli ultimi dieci anni nel nostro Paese, con l’introduzione degli accordi di Basilea e l’implementazione di corrette pratiche contabili ed importanti modifiche cautelative ai principi sia nazionali che internazionali adottati dalle banche, è cambiato il processo di determinazione ed attribuzione del credito alle imprese
Le crisi finanziarie, da ultima quella del 2008 per noi protrattasi oltre tempo, hanno realisticamente determinato il fenomeno definito di Credit Crunch, generando per le PMI italiane un ostacolo che nella prassi ha contribuito a ridurre lo sviluppo delle imprese e del Paese Italia.
Il rapporto banca-impresa ha quindi fondato il nuovo deal sulla necessità di trasparenza ed informazione, elementi questi di assoluto valore ma che non hanno trovato una pronta applicazione nelle imprese di minori dimensioni, che per il nostro Paese vuol dire la quasi totalità. In questo quadro le imprese ben dimensionate hanno continuato a raccogliere i fondi necessari allo sviluppo, mentre quelle più piccole si sono arrestate, non potendo, con i scarsi livelli dimensionali, garantire trasparenza ed informazione al ceto bancario nelle forme da esso richieste.L’implementazione degli accordi di Basilea ha poi costretto le banche ad assumere rischio in proporzione ai propri mezzi, creando un giusto connubio tra rischio e capitale accantonato a copertura. Tutto questo ad evidente svantaggio delle imprese che sono state certamente meno preferite rispetto alla sottoscrizione da parte delle banche di debito pubblico, meno rischioso ed in possesso del relativo rating. Il credit Crunch nasce da qui.
Il maggior rischio dei debiti contratti dalle PMI e la comparabile necessità di riserve di capitale proprio per affrontare il rischio, ha poi prodotto una relativa stagnazione del credito che ha sfociato i suoi effetti nell’incremento degli NPL (Non Performing Loans), ovvero dei crediti deteriorati, cioè di difficile recupero. Nel caso di specie, come si dice, il gatto si è morso la coda: le imprese più piccole in difficoltà non avendo sufficienti mezzi propri per affrontare la crisi e non potendo contare su nuovo credito si sono ritrovate nel sistema con elevati indici di inadempienza, generati dai comportamenti e dai dati estrapolati dai rating.
In questo new deal del rapporto banca-impresa si incentra la possibilità di ottenere credito per una impresa in funzione delle informazioni che essa è in grado di rilasciare alla banca con trasparenza e metodicità.
Negli ultimi anni, in assenza quindi di una prassi allineata alle richieste di monitoraggio previste dagli accordi di Basilea, il sistema bancario, obtorto collo, si è orientato nel sostengo alle PMI del fabbisogno relativo al capitale circolante e non già in quello relativo agli investimenti.Possiamo dire per due sinergici motivi: 1) la carenza del sistema informativo nella predisposizione di idonei piani di fabbisogno anche da parte delle imprese di più ridotte dimensioni; 2) la più prossima semplicità derivante dal finanziamento del capitale circolante in quanto il sistema delle informazioni necessarie è certamente di più facile reperimento. È ovvio che predisporre un business plan ed un rendiconto finanziario per una PMI italiana è certamente più complesso che fornire alla banca informazioni sulla certezza e veridicità del credito da incassare e del debito da pagare. Finanziare questa operatività è oggettivamente meno rischioso, più rapido, perché i tempi di rimborso non superano di norma i 12 mesi, elementi questi di assoluta preferenza da parte del sistema bancario.
In questo quadro si sono introdotte con fatica nuove ed innovative forme di finanziamento che nella nostra esperienza professionale sono divenute oramai quotidiana opera di impegno:
- Mini-bond, titoli di debito emessi da piccole e medie imprese e sottoscritti da investitori professionali e qualificati. Dal 2012, la modifica del comma 4 dell’art. 2412 del Codice Civile, ha consentito l’emissione di oltre il doppio del patrimonio netto, purché tali obbligazioni siano quotate in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione o diano il diritto di acquisire ovvero di sottoscrivere azioni (obbligazioni convertibili);
- Crowdfunding, che trova origine dall’unione di crowd (folla) e funding (finanziamento) nel quale investitori, di norma piccoli risparmiatori, usano il proprio denaro per finanziare altre persone e/o organizzazioni ed i loro progetti d’impresa con l’innovazione di farlo via web;
- Invoice Trading, alternativo al credito bancario di anticipo fatture, combina finanza e tecnologia in modalità on-line, grazie a piattaforme di finanziamento digitale dedicate alle imprese;
- Direct lending o peer to peer, che prevede la possibilità per investitori, anche non qualificati, di prestare denaro attraverso una piattaforma web senza passare attraverso i canali tradizionali, rappresentati dagli intermediari finanziari autorizzati ai sensi dell’art. 106 del Testo Unico Bancario (banche, società finanziarie, ecc.);
- ICOs e Token Offering, con cui si propone al pubblico (normalmente tramite un cd. “withepaper”) un progetto da finanziare che sarà realizzato tramite Blockchain con creazione di “token” da cedere, a fronte di un corrispettivo, ai soggetti finanziatori;
- Private Equity e Venture Capital, strumenti più datati e noti, che prevedono l’investimento in imprese da parte di fondi (strumenti finanziari di investimento gestiti da SGR) già avviate per il primo e in startup per il secondo;
- Finanza Agevolata, sviluppata da enti pubblici, quali Ministero dello Sviluppo Economico, Invitalia, Simest e Sace, in settori specifici e tematiche di rilievo per l’economia italiana;
- Fondi di debito, di recente genesi normativa, offrono strumenti di debito flessibili e adattabili in relazione alle esigenze delle singole imprese e differiscono dal sistema bancario per struttura del prestito, durata, costo, garanzie, condizioni relative alla gestione aziendale e forme di estinzione del finanziamento;
- Spac o Special Purpose Acquisition Companies, è un veicolo finanziario generato da promotori, detti Sponsor, con la finalità di raccogliere capitali sul mercato attraverso la quotazione in borsa. I capitali raccolti sono poi destinati all’acquisto di un soggetto target mediante aggregazione, conferimento o fusione (la cosiddetta Business Combination).
Di certo questi esempi non esauriscono l’attuale piattaforma di offerta alternativa del credito, ma rappresentano un nuovo inizio con l’auspicio, di cui siamo certi, che nei prossimi anni si svilupperanno numerose opportunità per le imprese a supporto delle inefficienze che il sistema ha generato nell’approccio al credito bancario.