Oltre 60 giorni di lockdown, una nazione come non l’avevamo mai vista: la ripartenza, chiave per una ripresa ponderata e pesata rispetto alle forze politiche-economiche che entrano in gioco, è il sentiment che ha spinto al cambiamento il Fondo Previndapi
Carlo Salvati, titolare della SA.RI.COLD, specializzata in refrigerazione e condizionamento commerciale e industriale, Presidente di Confapi PMI Umbria e consigliere nella Giunta di Confapi nazionale, è il nuovo Presidente del Fondo Previndapi ed al quale abbiamo rivolto qualche domanda.
Alla luce della nuova nomina, arrivata in questo periodo molto difficile del nostro Paese, come interpreta l’impatto nel mondo previdenziale?
L’emergenza sanitaria ha registrato notevoli ripercussioni nel mondo della Previdenza: guardando i dati del Centro Studi del Professor Brambilla, massimo esperto nel settore della Previdenza, i numeri parlano chiaro. L’ipotesi è quella di un aumento delle uscite a causa delle richieste delle pensioni anticipate e ciò vorrà significare che l’anno prossimo si potrebbero registrare circa 17 milioni di pensionati. La crisi delle aziende, tra licenziamenti e accesso alla Cassa Integrazione, potrebbe essere un incentivo per accedere alle pensioni: a questo punto, prevedo che Quota 100 finirà per fungere da ammortizzatore sociale e registreremo più pensionati e meno persone che verseranno i contributi. Tutto ciò con conseguenze non lusinghiere per il nostro Paese.
Ma parliamo ora della Sua nuova nomina come nuovo Presidente: nello specifico, di cosa si occupa il Suo Fondo?
Previndapi è il Fondo pensione per i Dirigenti e i Quadri Superiori della piccola e media Industria costituito in attuazione degli Accordi Sindacali stipulati dalle parti istitutive Confapi e Federmanager. Il Fondo, che conosco molto bene per esserci come Amministratore dal 2014, prima come Consigliere e da ultimo come Vicepresidente, ha lo scopo di provvedere a prestazioni di natura previdenziale aggiuntive ai trattamenti pensionistici di legge nell’interesse degli aventi diritto ed opera in regime di contribuzione definita. Nella lunga operatività, quest’anno si festeggiano i trenta anni dalla sua costituzione, ad oggi il Fondo conta oltre 4.000 dirigenti iscritti, registrando attualmente un rendimento medio annuo del 2,7% circa.
Una battuta di chiusura: cosa dobbiamo imparare da questa emergenza e quali saranno i prossimi passi?
I mercati finanziari sono stati messi a dura prova durante l’emergenza sanitaria, la cui volatilità ha influenzato anche i rendimenti dei comparti dei Fondi Pensione; è auspicabile, dunque, una spinta definitiva verso un approccio sostenibile e responsabile, con l’obiettivo di creare valore per gli investitori. Il nostro Fondo in caso di crisi economica ha la garanzia di restituire comunque i contributi versati, senza subire direttamente le oscillazioni negative dei mercati per via della gestione separata dei suoi investimenti. In definitiva i nostri iscritti non si troveranno mai a dover subire eventuali scelte avventate che potrebbero riflettersi negativamente sulle singole posizioni: il nostro Ente Previdenziale non è chiamato ad effettuare investimenti sul tema della gestione del rischio, in una logica di Risk Management ed in un mercato in cui si deve cominciare ad immaginare strumenti e processi innovativi sia in chiave sempre più predittiva che gestionale.