Il 15 giugno scorso avrebbe compiuto 100 anni il mitico Alberto Sordi. Auguri Albertone, simbolo di italianità nel mondo, sarai sempre un’icona di identità nazionale, quell’identità in cui ci riconosciamo tutti e dalla quale dobbiamo attingere forza e strumenti per far ripartire il nostro paese.
Sono trascorsi tre mesi dall’inizio del lockdown imposto dalla pandemia che ha colpito il mondo intero. Tre mesi in cui abbiamo visto le nostre vite stravolte da un virus che a tutti ha tolto la normalità del quotidiano, a molti il lavoro, la serenità e ai più sfortunati ha portato via gli affetti più cari. In queste settimane piene di smarrimento, paure e senso di precarietà su un futuro che ancora oggi facciamo fatica ad immaginare, non sono mancate tuttavia le manifestazioni di solidarietà, di forza d’animo e il senso di appartenenza che ci contraddistinguono come popolo e come paese.
Anche in Federmanager Roma, il fermo imposto dal Governo per arginare l’emergenza coronavirus, è stato solo apparente. Anche a distanza, nel rispetto delle misure restrittive, abbiamo continuato a lavorare, a fare rete e a raccogliere, insieme alla Federazione nazionale, soluzioni e idee per sostenere il nostro paese nella delicata fase della ripartenza. Grazie allo smart working abbiamo erogato servizi e portato avanti progetti senza soluzione di continuità, restando a disposizione dei colleghi e pronti a rispondere alle esigenze del territorio come continuiamo a fare tuttora.
Sempre in modalità on line si sono svolti i lavori del Consiglio Nazionale del 29 maggio u.s. che ha portato al rinnovo di alcune cariche in seno ai principali enti di sistema che rappresentano punti di riferimento ormai irrinunciabili sul fronte della Previdenza e della Sanità Integrativa per i colleghi e per le loro famiglie. Colgo l’occasione per congratularmi con tutti i coloro che sono stati eletti e/o riconfermati nei rispettivi c.d.a. tra cui i colleghi di Roma Andrea Alfieri riconfermato nel cda del Fasi, Mario Cardoni e Patrizio Palazzo nel c.d.a. Previndai, Sara Signa nel collegio dei Sindaci Previndai, Paolo Parrilla nel cda Previndapi e Paola Perrone eletta Presidente del Collegio Revisori Previndapi.
Sul piano delle Relazioni Industriali prosegue la sinergia con Confindustria a livello nazionale e territoriale in particolare grazie alle realtà bilaterali.
Sul Piano Colao abbiamo riscontrato un documento in cui si fatica a riconoscere il know how di un manager di quel calibro.
Bene la tutela della salute come priorità assoluta, il richiamo al green, alla digital trasformation, al 5G, alle pari opportunità. Ma abbiamo oltre 100 pagine di annunci, prive di riferimenti precisi su costi e risparmi che i provvedimenti indicati comportano, un contributo che lascia spazio ad un modus operandi più consono alla politica che al management. L’impressione è che gli esperti, chiamati a portare pragmaticità, si siano lasciati contagiare accantonando la concretezza e le peculiarità del management per lasciare spazio ad un approccio teorico tipico degli ambienti politici.
Lo Scudo Penale, seppure alleggerito, resta ancora un onere importante in carico al datore di lavoro. Una sorta di freno alla ripartenza che penalizza il lavoro e crea incertezze. La burocrazia che caratterizza da sempre il nostro paese continua a rappresentare un ostacolo imponente, anche ora che dovremmo marciare compatti. La via della ripresa è già di per sé in salita e non ha certo bisogno di freni. Al contrario, c’è bisogno di generare fiducia, di una iniezione di competenze e know how che i manager maturano in anni di lavoro, di obiettivi perseguiti e di crisi affrontate e superate.
Il tema della pressione fiscale troppo elevata anima il dibattito politico. In questo senso ci sentiamo di fare nostre le parole del procuratore generale della Corte dei Conti Fausta Di Grazia: “Appare non più rinviabile un intervento in materia fiscale che riduca, per quanto possibile, le aliquote sui redditi dei dipendenti ed anche dei pensionati”.
Abbiamo partecipato con la CIDA agli STATI GENERALI convocati dal Presidente Conte lunedì 15 giugno u.s. e abbiamo ribadito la primaria necessità di operare un cambio di passo. Non possiamo rischiare, bisogna agire subito. Sul piatto c’è il futuro dell’Italia e come manager siamo pronti a prenderla per mano per riportarla a competere in Europa e nel mondo. Le salite non ci spaventano, superarle è il nostro mestiere.
Sul fronte Europa serve azione e trasparenza. Non è ancora chiaro infatti quanto costerebbe realmente all’Italia l’eventuale ricorso al Meccanismo di Stabilità (Mes) per far fronte all’emergenza Coronavirus.
Il Ministro dell’Economia Gualtieri ha dichiarato che “in sostanza ci pagherebbero per darci il prestito”, considerati i bassi tassi di interesse del Mes che il 15 maggio ha reso operativo il Pandemic Crisis Support in base al quale si può richiedere, entro il 2022, fino al 2% del PIL 2019 – per l’Italia circa 36 miliardi di euro – da destinare a spese sanitarie dirette e indirette inerenti l’emergenza COVID.
Sebbene ad oggi appare quest’unica condizione per accedere allo strumento, non sono state ancora eliminate definitivamente le condizionalità del Mes e non è chiaro quali costi dovrebbe sostenere l’Italia per accedere allo strumento dopo essersi già indebitata, tra Dl Cura Italia e Dl Rilancio, per circa 80 miliardi di euro.
Gli aspetti da trattare e approfondire sono molteplici così come i pericoli da scongiurare. A tal proposito invito i colleghi a segnalarmi ulteriori riflessioni.
Se da un lato siamo un paese ad alto debito pubblico, dall’altro non possiamo sottovalutare il rischio di attacchi arbitrari e iniqui alle pensioni e ai risparmi delle famiglie. Si andrebbe ad erodere il lato virtuoso del nostro paese e ad intaccare l’unico patrimonio su cui fare affidamento anche quando manca la presenza dello stato, un elemento fondamentale anche per la reputazione del nostro Paese.
L’ultimo rapporto Istat (maggio 2020) su situazioni e prospettive delle imprese italiane durante l’emergenza covid indica una diminuzione del fatturato superiore al 40% per 4 aziende su 10 con inevitabili ricadute sul clima di fiducia di operatori economici, imprese e consumatori.
L’obiettivo è tornare a competere e l’unica via percorribile è ricominciare a generare fiducia attraverso le competenze, la trasparenza e la capacità di visione di cui il nostro paese è ricco. Abbiamo innumerevoli punti di forza. È giunto il momento di utilizzarli.