Un manager si muove nell’incerta complessità C19 per contribuire al cambiamento. Parte dai propri punti di forza, supera i luoghi comuni
Coerenza
Aumenta il numero degli “esperti” sui media e, con loro, la “confusione delle lingue”. Così si mette in dubbio l’apporto di altre competenze, come quelle organizzative che, a loro volta, non devono usare in modo strumentale nozioni medico-sanitarie.
Quindi è utile conoscere, ad esempio, la formazione in ambito umano o veterinario di un virologo, ma anche i suoi eventuali conflitti scientifici. Con Google Search si trovano CV aggiornati, mentre Publish or Perish (https://publish-or-perish.en.softonic.com) indica la popolarità o diffusione dei lavori di un “esperto” con il fattore H-Impact factor e il numero di citazioni dei lavori raccolti in altre pubblicazioni scientifiche accreditate a livello mondiale.
Chiarezza
M.G. Civinini e G. Scarselli ad Aprile 2020 scrivono su Magistratura e Società “La nostra Costituzione conosce lo ‘Stato di guerra’ ex art. 78 Cost., non lo ‘Stato di emergenza’. Non a caso, lo Stato di emergenza è stato dichiarato in base agli artt. 7, 1° comma lettera c) e 24, 1° comma del decreto legislativo 2 gennaio 2018 n. 1, quindi in base a legge ordinaria, ovvero in base al codice della protezione civile, e non in base a Costituzione”; spiegano come sia “…auspicabile un intervento costituzionale volto a regolare lo ‘Stato di emergenza’”; sottolineano “…l’assenza di riferimenti costituzionali e ordinari per far fronte ad una pandemia…”. Gli stessi temi non trovano riscontri nella complessità del rapporto Stato/Regioni. Ecco quindi i focus più probabili delle recenti diffuse difficoltà.
Come si pone il valore della vita umana in questo scenario? Nessun incidente delle attività umana presenta “rischio 0”. Se si perde una vita il suo valore “reale” è formalmente inestimabile, anche se in ambito assicurativo si utilizza come base per il ristoro degli incidenti un suo “valore economico”, e deve avvenire per una colpa personale. Da qui le responsabilità penali delle organizzazioni e dei loro manager.
Ora il rischio delle modalità di “apertura/chiusura” collegate al C19 porta alla perdita di vite umane. Si intuisce la rete di conflitti tra Istituzioni e di azioni della “burocrazia difensiva”, rete che sembra richiedere con assoluta priorità una soluzione etico/giuridica limpida. Quali sono i criteri da seguire? Cosa potrebbe succedere in caso di una ripresa della pandemia e in assenza di regole condivise? Quale il tipo di decretazione necessario? Quali i perimetri e le procedure pubbliche e private? L’impegno dei manager, spesso a contatto con le Istituzioni, si può orientare verso nuovi comportamenti migliorativi del sociale, del Paese e delle proprie aziende.
Resilienza
Nello scenario economico e finanziario di oggi una sola ondata eccezionale della consueta influenza invernale, un terremoto o un’ampia inondazione, se non il crollo di una infrastruttura, potrebbe mettere tutti in ginocchio. Emerge così la necessità: aumentare la resilienza del Paese, delle sue risorse produttive e dei suoi Servizi, anche per evitare l’accentuazione delle diseguaglianze.
Quindi: “restaurare” le istituzioni, rendere più flessibile ed efficace il sottosistema sanitario per un altro spillover, curare il territorio, assicurare la manutenzione organica di ciò che è costruito e degli impianti. Ma anche: dedicare alle rispettive imprese un’attenzione responsabile per assicurare risposte lungimiranti alla prossima “fatalità”.
Strategie
Hanno orizzonti ampi, sono valide in tempi lunghi indipendenti dalle evoluzioni dei partiti, sono ben comprensibili. I manager già oggi dovrebbero avere, anche con il loro impegno, indicazioni esaurienti su: i settori industriali essenziali, i criteri e i limiti della presenza dello Stato nell’economia, una politica industriale caratterizzata da sostegni finanziari equilibrati, coerenti e selettivi.
Anche il Fisco e la Giustizia hanno valenze strategiche in primis per gli investimenti, ma senza adeguati indirizzi organici determinano una ulteriore crescita delle diseguaglianze.
Nell’ambito del Lavoro i decenni di pratica di Dialogo Sociale europeo, una base della ripresa economica in Francia e Germania, non sono stati sufficienti per diffondere anche nelle organizzazioni produttive del nostro Paese forme di Partecipazione.
In materia vanno sottolineati gli “Accordi di riapertura” e le posizioni convergenti post-C19 tra i Sindacati confederali e alcune rappresentanze datoriali. Ai primi di giugno da un lato Business Insider riporta una dichiarazione, sottoscritta da circa 5000 tra economisti, ricercatori e docenti universitari a livello mondiale, che invita i governi a democratizzare il lavoro, dall’altro Letizia Moratti richiede sul Corriere della Sera un “Capitalismo nuovo”. Forse i tempi sono maturi.
Realismo
La richiesta generica di annullare la Burocrazia si avvicina a uno dei sentiment più diffusi: “La colpa è sempre degli altri”. In effetti i manager spesso collaborano bene con essa: Appalti, Opere Pubbliche, Ricerca, Trasporti, Energia, Finanziamenti pubblici. Quindi è auspicabile l’impegno per una Burocrazia ben motivata, posta a fianco dei cittadini, indirizzata verso le competenze, certa dei perimetri del “danno erariale” e soprattutto del “concerto dei pareri”, attenuata nelle fasi ex-ante, più attenta nelle fasi ex-post, trasformata così in una forza di aggregazione economico-sociale.
Esistono anche organismi come ad esempio il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro e il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che ringiovaniti nelle competenze, riorganizzati nelle funzioni, stand alone e immediatamente operativi nei casi di emergenza, possono essere un supporto efficace per “il decisore”; il consenso verso gli organi di consulenza probabilmente ha un limite nella privatizzazione delle funzioni delle Istituzioni.
Immagine in apertura: Hieronymus Bosch, La Visione di Tondal